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A: Marco Bucci, sindaco di Genova

Festeggio il 25 aprile, senza ambiguità

Vogliamo festeggiare il 25 aprile senza ambiguità, celebrando il successo di tutte le persone che lottarono contro il fascismo e il nazismo spinti dagli ideali di libertà, pace e democrazia.

Chiediamo al Comune di Genova di non avere ambiguità. Indicate con chiarezza le responsabilità dei fascisti e rivendicate lo spirito antifascista della città e delle istituzioni.

Il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica - non soltanto alla fine o occasionalmente - un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista. E come tale deve essere ricordato.

Perché è importante?

Sono passati pochi giorni da quando il Comune di Genova ha dimenticato di spiegare come persero la vita 154 persone alla Benedicta, omettendo che vennero trucidate dai fascisti e nazisti.

Non è un caso. In questi anni sono molteplici i casi in cui l’amministrazione Bucci ha dimostrato ambiguità: dal non menzionare la parola "Resistenza" nella lettera di conferimento del Grifo d'oro a Giordano Bruschi, il Partigiano Giotto, all'omaggio ai repubblichini, fino alla creazione di una identità cittadina fittizia intorno al simbolo della bandiere col chiaro intento di distogliere l’attenzione dal 25 aprile.

Una politica precisa e che si rispecchia nei comportamenti della destra al governo nazionale. Una strategia che Antonio Scurati mette a nudo nel suo monologo, quando dice:

"Dopo aver evitato l'argomento in campagna elettorale la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l'esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola "antifascismo" in occasione del 25 aprile 2023)."

Qui a Genova ci mettono in guardia le parole di Antonio Gibelli che spiega come funziona la “contesa delle parole”:

"Nel lessico dell’Italia meloniana dominano ormai, naturalmente, i linguaggi diluiti, equidistanti. Non tanto il fascismo aperto ma l’anti-antifascismo e quindi l’a-fascismo. Mettiamoci una pietra sopra. E basta con le contrapposizioni. Le stragi sono stragi, senza aggiungere altro. C’è chi ha già detto che non se ne può più con questa storia dell’antifascismo, come se non fosse ne più ne meno il marchio distintivo della Repubblica democratica. Come sempre accade negli abusi pubblici della storia, la contesa parte dalle parole, quelle dette e soprattutto quelle non dette. E questa guerriglia di parole assenti mira a sbiancare la memoria del passato."

È responsabilità nostra, antifasciste e antifascisti, tenere viva la memoria e soprattutto quegli ideali di libertà, democrazia e pace che ispirarono la lotta partigiana.

Aggiornamenti

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